Come scegliere l’hi-fi e gli accessori per hi-fi più adatti alle vostre esigenze tra tutti i modelli e le marche di hi-fi e accessori hi-fi che il mercato attuale propone? Acquistare un hi-fi o un accessorio hi-fi è una decisione importante e con questa guida vi aiuteremo a scegliere l’hi-fi o l’accessorio per hi-fi che meglio soddisfa il vostro desiderio di ascoltare musica al meglio.
Se siete degli appassionati di musica classica e volete apprezzare ogni minimo dettaglio nell’esecuzione di un pezzo da parte per esempio di una grande orchestra sinfonica, ma anche se siete degli amanti della musica pop di tendenza e volete sentire delle vibrazioni calde e coinvolgenti, oppure adorate il jazz e volete immergervi pienamente nelle sonorità di un assolo del vostro sassofonista preferito, avete bisogno di un impianto stereo hi-fi capace di trasformare un ascolto di musica in un’esperienza straordinaria e coinvolgente.
Scegliere bene l’impianto hi-fi e gli accessori che meglio possono rispondere alle vostre esigenze di ascolto diventa allora fondamentale per arricchire il vostro tempo con la musica migliore. In questa guida vi daremo le informazioni fondamentali per individuare le caratteristiche più rilevanti di un impianto stereo hi-fi. Inoltre siccome l’ascolto dipende anche dall’acustica della sala in cui l’impianto hi-fi viene utilizzato (a meno che non lo usiate esclusivamente con una cuffia o degli auricolari) vi forniremo qualche indicazione su come posizionare le varie apparecchiature per ottenere i risultati sonori migliori.
Scegliere hi-fi e accessori: caratteristiche e qualità dei suoni
Acquistare un hi-fi o un accessorio hi-fi significa decidere di dotarsi di un impianto che è in grado di diffondere musica a una qualità d’ascolto molto elevata. Con un buon impianto è possibile ascoltare bene i dettagli sonori di un brano senza dovere alzare il volume in modo spropositato o incorrere in distorisioni fastidiose che alterano la bellezza del suono originario. Ma cosa occorre perché un impianto stereo hi-fi funzioni bene? Per capire questo occorre aver chiaro quali componenti fanno parte di un impianto hi-fi e che funzione hanno. Ma prima ancora avere un’idea di come avviene la riproduzione di un suono mediante un apparecchiatura elettronica e di cosa sia un suono.
Un qualsiasi suono altro non è che una vibrazione nell’aria (o in qualsiasi mezzo attraverso cui la vibrazione che si propaga entra in contatto con l’orecchio) che l’orecchio umano è in grado di sentire. Sostanzialmente questa vibrazione si comporta come un’onda che mette in movimento regolare l’aria (o il mezzo attraverso cui viaggia) e, a seconda del tipo di ondulazione, produce alla percezione umana la sensazione di un suono particolare.
In base all’onda ciascun suono viene distinto per intensità, ossia il volume sonoro con cui viene percepito e misurato in decibel (dB), per altezza, ossia la qualità mediante cui un suono viene percepito come più acuto o più grave rispetto a un altro in funzione della frequenza delle vibrazioni (la quantità di vibrazioni al secondo) e si misura in hertz (Hz) – l’orecchio umano è in grado di percepire suoni che vanno dai 16 Hz ai 20.000 Hz –, per timbro, ossia la caratteristica della fonte sonora, per esempio un suono di un pianoforte o un suono di tromba o di violino: tutti e tre possono avere la stessa intensità, la stessa altezza ma vengono percepiti come suoni diversi proprio perché prodotti da strumenti diversi.
Un buon impianto stereo sostanzialmente deve essere capace di riprodurre ogni suono in modo quanto più possibile fedele all’originale, senza alterarne la qualità. Ogni suono deve conservare perfettamente la propria altezza originaria, l’intensità e il timbro della sorgente sonora: se questo non accade allora l’ascolto diventa poco nitido e la musica viene distorta perdendo la purezza e la bellezza originaria.
Hi-fi e accessori: funzionamento e caratteristiche degli impianti stereo hi-fi
Come viene riprodotta la musica da un impianto stereo hi-fi? Per capire il funzionamento di un hi-fi e dei suoi accessori bisogna avere chiaro il percorso che un suono fa a partire dalla sua produzione iniziale (per esempio mediante uno strumento musicale) fino alla riproduzione mediante degli altoparlanti.
Uno stereo hi-fi compatto
Il suono prodotto da uno strumento musicale, così come da qualsiasi altra fonte sonora, per potere essere registrato o amplificato elettronicamente deve essere necessariamente trasformato in onde elettromagnetiche. Questa funzione viene assolta da un dispositivo come un microfono, un pick-up per chitarre, o altri sistemi di rilevazione e trasduzione sonora. Ciascuno di questi dispositivi fa corrispondere le vibrazioni dell’aria o del mezzo di trasmissione dell’onda sonora in una sequenza di variazioni di un campo elettromagnetico, che sotto forma di segnali elettrici riproduce la vibrazione dell’aria, ossia l’onda sonora.
Questi segnali vengono indirizzati a un amplificatore, che li potenzia e li processa in modo da adattarli al tipo di impiego che se ne deve fare. L’amplificatore può a questo punto trasferire i segnali a degli apparecchi che, in modo diverso a seconda del tipo di dispositivo, potranno registrarli su qualche supporto come un CD, un nastro magnetico, un minidisc, ecc. Viceversa, l’amplificatore può ricevere segnali elettromagnetici oltre che da un microfono anche da vari altri dispositivi, come un sintonizzatore radiofonico, un lettore CD, un giradischi, ecc. e anche in questo caso i segnali verranno opportunamente processati e ritrasferiti ad altri apparecchi.
L’ultimo passaggio che i segnali elettromagnetici che rappresentano il suono percorrono è quello di venire indirizzati ai diffusori, detti anche altoparlanti o casse acustiche, che li ritrasformeranno in suoni udibili convertendo le variazioni nel campo elettromagnetico in vibrazioni dell’aria.
Amplificatori hi-fi
L’amplificatore si può considerare a buon diritto il cuore dell’impianto stereo hi-fi. Tocca all’amplificatore, infatti, prendere in consegna il segnale elettromagnetico ad ampiezza ridotta proveniente dal microfono o da altri apparecchi e renderlo più potente pur mantenendolo quanto più pulito e simile al vero possibile. Se un microfono è fondamentale per creare una buona trasformazione del suono in segnali elettromagnetici, l’amplificatore deve rendere questo segnale stabile e sufficientemente forte da potere tornare a essere udibile in modo equivalente all’originale quando viene trasferito alle casse acustiche e ritrasformato in suoni udibili. Qualsiasi impianto stereo hi-fi decidete di acquistare includerà sempre un amplificatore e la sua valutazione deve essere fatta con estrema cura.
Un amplificatore hi-fi di gran pregio
Proprio l’amplificatore, infatti, svolge un compito delicato e fondamentale, in quanto proprio nell’elaborazione del suono derivante dal suo potenziamento vengono introdotte la massima quantità di distorsioni e di alterazioni sul segnale elettromagnetico. Gli appassionati degli hi-fi prestigiosi sanno bene che l’acquisto di un buon amplificatore determina la bellezza e il calore nell’ascolto della musica, oltre al volume di ascolto raggiungibile senza trasformare la purezza dei suoni originali in un ammasso di rumori insopportabili.
Ecco le principali caratteristiche tecniche da considerare all’atto dell’acquisto di un amplificatore hi-fi.
- La classe dell’amplificatore: solitamente gli amplificatori hi-fi sono in classe A, che esplicano una buona amplificazione del segnale originario senza distorcerlo in modo eccessivo; la contropartita è che sviluppano molto calore e non è facile portare il segnale a potenze molto elevate senza produrre ingenti surriscaldamenti. Gli amplificatori in classe B invece tendono a distorcere in modo più sensibile ma erogano meno calore. In qualche caso si effettua un accoppiamento delle due classi (AB) per ottenere una qualità del segnale ancora sufficientemente pulita e una potenza finale più consistente.
- Il rapporto segnale/rumore: qualsiasi amplificatore produce un rumore di fondo derivante dal segnale elettromagnetico comunque emesso dall’amplificatore anche in assenza di segnale in ingresso da amplificare. Questo valore si misura solitamente in dB e si riferisce alla forza del segnale originario amplificato rispetto a quella del segnale di fondo non proveniente da alcun segnale in ingresso. Sostanzialmente è un indice della pulizia del suono amplificato in uscita e deve essere espresso da un valore quanto più alto possibile (mai inferiore agli 80 dB). Qualche produttore esprime questa caratteristica in microvolt misurando in modo assoluto l’entità del rumore di fondo, e in questo caso il valore non deve superare 1 microvolt.
- La risposta in frequenza: misura l’intervallo di frequenze che l’amplificatore è capace di trattare senza perdita sostanziale di volume. Si esprime in Hz e deve avere un intervallo non inferiore a 20 – 20.000 Hz con una variazione di volume misurata in dB quanto più ridotta possibile (in un ordine non superiore a 0,5 dB).
- La potenza: indica la capacità dell’amplificatore di dare volume ai segnali ed è uno dei valori più rilevanti. Si esprime in watt, ma occorre prestare attenzione: ci sono watt RMS, watt musicali e watt picco, che misurano tutti la potenza del segnale in uscita ma con scale e logiche diverse. Normalmente viene impiegata la misurazione in watt RMS (Root Means Square) e più alto ne è il valore meglio è: la potenza RMS è la potenza massima che un amplificatore può produrre entro un tasso di distorsione minimo in modo continuativo. La conversione da un tipo di potenza all’altra è facile:
– watt RMSx2=watt musicali
– watt rmsx8=watt picco. - La distorsione armonica: corrisponde all’alterazione del segnale originario provocato dal sommarsi di armoniche spurie (onde sovrapposte) non presenti nel segnale originale. Si misura in % e deve essere quanto più ridotta possibile.
Un altro degli aspetti da considerare nella valutazione è la quantità di ingressi e uscite di cui l’amplificatore dispone, facendo attenzione alla presenza di ingressi e uscite digitali (per esempio le SPDIF) che permettono di mantenere inalterata la qualità dei segnali trasmessi da apparecchiature digitali come i lettori CD o i DAT. Più ce ne sono, maggiore è la quantità di altri dispositivi che potrete collegare, permettendovi di trasformare il vostro amplificatore nel centro nevralgico di ogni riproduzione sonora che si attua nella vostra casa.
Se siete dei fanatici dell’ascolto e ricercate la perfezione sonora sempre e comunque non potete prescindere dall’acquisto di un amplificatore a prestazioni elevate, per mantenere il suono quanto più possibile aderente alle caratteristiche originarie senza distorsioni. Gli amplificatori di qualità elevata spesso costituiscono il pezzo più costoso dell’impianto, ma, si sa, per gli amanti della musica d’arte la qualità non ha prezzo…
Diffusori, altoparlanti o casse acustiche hi-fi
I diffusori acustici, detti anche casse acustiche o altoparlanti, sono l’ultimo anello della catena di un impianto stereo hi-fi, detti anche casse acustiche o altoparlanti. Sono la fonte di emissione sonora che traduce i segnali elettrici in vibrazioni sonore e la qualità di questi dispositivi è assolutamente determinante per la resa fonica di tutto il sistema hi-fi. Propriamente, per altoparlante si intende solo l’elemento elettromeccanico che produce il suono, per cassa acustica l’involucro in legno o altri materiali su cui vengono fissati gli altoparlanti e per diffusore l’oggetto risultante dall’unione tra i due elementi. In pratica le tre parole vengono usate spesso come sinonimi di diffusore.
I diffusori possono essere costruiti sulla base di diversi criteri. I più comuni sono la sospensione acustica o il bass reflex. Questi ultimi permettono una migliore diffusione dei suoni a bassa frequenza anche con una potenza dell’amplificatore non elevatissima e quindi con il rischio di distorsioni sul segnale elettromagnetico più ridotto. Attualmente, grazie anche alla possibilità di ottenere grandi prestazioni dagli amplificatori di recente immissione nel mondo hi-fi, si tende a preferire il sistema a sospensione acustica, che effettivamente eroga un volume sonoro un po’ meno robusto specialmente sui bassi ma dà il vantaggio di una maggiore nitidezza.
Una coppia di diffusori a sospensione acustica
In realtà nessun altoparlante è in grado di riprodurre correttamente ogni frequenza sonora. Per questa ragione nei diffusori di elevata qualità si suddividono le frequenze su più altoparlanti specializzati ognuno a riprodurre fedelmente un certo intervallo di frequenza. In questo caso si parla di diffusori a due vie, se il segnale, mediante un dispositivo elettronico chiamato crossover, viene separato in frequenze basse e alte e inviato a due altoparlanti distinti e collocati nella stessa cassa acustica in posizioni diverse. Oppure di diffusori a tre vie se il segnale viene distribuito su tre altoparlanti differenti (specificamente viene detto woofer l’altoparlante deputato a riprodurre i bassi, midrange quello per i medi e tweeter quello per gli alti). Di recente hanno trovato un crescente apprezzamento i sistemi di diffusione sonora satellitari, composti da piccoli diffusori detti satelliti deputati alle medie e alte frequenze e un diffusore detto subwoofer per i soli bassi, eliminando la tradizionale collocazione di tutti gli altoparlanti corrispondenti a tutte le frequenze da riprodurre in un’unica cassa. Questo sistema offre il vantaggio di essere più facilmente posizionabile nell’ambiente (i satelliti hanno dimensioni minime e il subwoofer può essere posto dove si vuole, dal momento che l’orecchio umano non percepisce la provenienza spaziale dei suoni a bassa frequenza), ma proprio per questo suo posizionamento distribuito in modo più libero nell’area della stanza d’ascolto occorre fare molta attenzione all’ubicazione di ciascun elemento, perché per ottenere la migliore risposta fonica bisogna considerare in modo attento la risonanza di tutta la sala.
Le caratteristiche tecniche principali da tenere in considerazione sono le seguenti.
• La potenza: si tratta della potenza massima applicabile a un diffusore in modo continuativo senza distorsioni apprezzabili e si misura in watt RMS. Il problema è che certi costruttori in realtà parlano di picco, ossia la potenza massima istantanea che il diffusore è capace di sostenere senza danneggiarsi, solo che se questa potenza è protratta l’altoparlante si guasta, quindi questo valore è poco significativo. Nel dubbio e per maggior sicurezza, si usa sempre accoppiare un diffusore con un amplificatore di potenza leggermente inferiore.
• L’impedenza: è la resistenza opposta da un mezzo nell’essere attraversato da un campo elettromagnetico, misurata in Ohm. Più è elevata, minore è la reattività degli altoparlanti a rispondere ai segnali, quindi il risultato è che tendono a produrre un suono meno efficiente. Ciononostante un’impedenza troppo bassa tende ad affaticare il lavoro dell’amplificatore, che per lavorare bene deve applicare il segnale in uscita a un circuito sufficientemente resistente. Normalmente, gli altoparlanti degli impianti hi-fi hanno un’impedenza di 8 Ohm, anche se ci sono diffusori a 4 Ohm che sono però meno indicate per la resa ottimale di questo tipo di impianti.
• La sensibilità o efficienza: misura la capacità di reazione dell’altoparlante a un segnale applicato di una data potenza. Più è alta la sua sensibilità più produrrà vibrazione sonora a maggiore ampiezza con minore potenza applicata. Si misura in dB ed esprime la pressione sonora espressa alla distanza di 1 metro con 1 watt di potenza.
Nonostante tutte le specifiche tecniche che possono essere valutate in via preliminare, l’ascolto personale resta in realtà l’unico vero metro di giudizio. Ciascuna cassa acustica ha una risonanza e una qualità sonora particolare che non può essere descritta da misure e valori tecnici: solo l’orecchio umano e il gusto personale può discriminarle. Chi ama i bassi profondi e le sonorità calde può preferire un certo modello di diffusore, mentre un altro ascoltatore che resta affascinato dalla cristallinità degli acuti può preferire una cassa acustica molto più brillante e dai suoni meno pastosi. Consiglio imprescindibile è dunque quello di ascoltare i diffusori con attenzione e in un ambiente adatto in cui non ci siano suoni sovrapposti da altre sorgenti sonore, magari pilotandoli con lo stesso tipo di amplificatore che si è scelto di acquistare.
Importante è anche tenere presente la collocazione degli altoparlanti nella sala di ascolto. La presenza di tendaggi, di mobili, di particolari forme della stanza così come la distanza delle casse acustiche dalle pareti, dal pavimento e dal soffitto sono tutti fattori che condizionano la qualità del suono così come viene percepito dall’ascoltatore, alterando in modo più o meno marcato il risultato finale come era stato inteso per esempio in fase di scelta nella sala dedicata del negozio specializzato. In linea di massima l’ascolto migliore si ottiene in sale in cui le pareti sono schermate da tendaggi che agiscono come componenti fonoassorbenti in grado di smorzare le riflessioni spurie che sovrapponendosi al suono originario lo soffocano e lo deteriorano. Tra l’ascoltatore e i diffusori non devono trovarsi ostacoli di nessun tipo – niente sedie, poltrone, tavolini o altri oggetti – mentre è conveniente distendere un tappeto davanti alle casse per assorbire le riflessioni sonore generate dal pavimento. Le due casse devono essere collocate in modo da comporre con l’ascoltatore un triangolo equilatero. Se la posizione degli altoparlanti per le basse frequenze non influisce sulla resa – come si è detto l’orecchio umano non è in grado di individuare la provenienza dei suoni più gravi – è importante che quelli a frequenza maggiore (medi e alti) siano collocati all’altezza del viso dell’ascoltatore; a questo fine degli stand ad altezza regolabile sono consigliabili, anche per isolare la cassa dal suolo e prevenire delle risonanze indesiderate da parte del pavimento. I diffusori poi dovrebbero essere distanti dal muro retrostante almeno mezzo metro, per impedire che si creino sacche di risonanza spiacevoli. Se disponete di un impianto con subwoofer e satelliti è possibile regolare la forza dei bassi posizionando il subwoofer più o meno vicino a una parete nuda: maggiore è la prossimità alla parete più questa entrerà in risonanza con i suoni a bassa frequenza prodotti dal subwoofer producendo un effetto di maggiore amplificazione di questo intervallo di frequenze.
Come ultima avvertenza, attenzione ai cavi di collegamento degli altoparlanti: una coppia di diffusori di elevata qualità può lavorare bene solo in presenza di un segnale adeguato, che viene trasmesso mediante un cavo specifico, molto grosso e ben schermato, che si trova in vendita presso i negozi specializzati.
Cuffie e auricolari hi-fi
Una buona cuffia o un auricolare hi-fi è la migliore soluzione per chi vuole evitare di importunare i vicini con sonorità potenti ma spesso gradite solo a chi manovra l’impianto hi-fi. Si tratta di una soluzione che ovviamente elimina totalmente la percezione anche corporale dell’impatto sonoro – alcuni ascoltatori non sono disposti a rinunciare alla potenza dei bassi che si sentono pulsare nella cassa toracica… – ma in compenso permette un ascolto del suono senza il condizionamento dell’ambiente circostante che può sovraccaricarlo di rimbombi e di disturbi derivanti da oggetti che entrano in risonanza con certe frequenze particolari. Affinché però l’esperienza d’ascolto più intima provvista da una cuffia sia ottimale è necessario dotarsi di una cuffia di elevate prestazioni.
Una cuffia semiaperta ad alte prestazioni
Ci sono due tipi fondamentali di cuffie: le cuffie chiuse, che avvolgono l’orecchio e lo isolano completamente dall’esterno, e le cuffie aperte che invece non hanno nessun effetto fonoassorbente rispetto ai suoni provenienti dalla sala in cui si ascolta musica. Il vantaggio delle prime è che solitamente la qualità non subisce alterazioni anche in ambienti rumorosi, lo svantaggio è che sono decisamente più scomode e soprattutto se vengono usate in ambienti caldi i padiglioni auricolari si affaticano molto di più rischiando di trasformare un lungo ascolto in una tortura insopportabile. Le cuffie aperte invece sono molto più confortevoli e indicate per ascolti prolungati, a condizione che non ci siano altre fonti sonore nello stesso ambiente…
Le caratteristiche tecniche principali da tenere in considerazione per ciascuna cuffia sono le seguenti.
- L’impedenza: è la resistenza opposta da un mezzo nell’essere attraversato da un campo elettromagnetico, misurata in Ohm. Più è elevata, minore è la reattività della cuffia a rispondere ai segnali, quindi il suono prodotto a parità di potenza del segnale è minore. Se si dispone però di amplificatori potenti una cuffia a elevata impedenza ha di solito una risposta un po’ più graduale su tutte le frequenze migliorando la qualità generale del suono. Normalmente, le cuffie degli impianti hi-fi hanno impedenze molto alte.
• La sensibilità o efficienza: misura la capacità di reazione della cuffia a un segnale applicato di una data potenza. Più è alta la sua sensibilità più produrrà vibrazione sonora a maggiore ampiezza con minore potenza applicata e quindi migliore sarà la risposta della cuffia. Si misura in dB.
• La risposta in frequenza: definisce l’intervallo di frequenze che la cuffia è in grado di riprodurre. Si esprime in Hz e deve avere un intervallo non inferiore a 20 – 20.000 Hz. Si noti che parecchi produttori indicano intervalli più ampi di quello sopra indicato, ma si tratta di un requisito che in effetti insegue solo una logica di marketing, dal momento che l’orecchio umano non è capace di percepire suoni di frequenza inferiore ai 16 Hz e superiore ai 15.000 – 20.000 Hz…
• La potenza in ingresso: è la capacità massima del segnale audio in ingresso oltre il quale la cuffia inizia a distorcere fortemente il suono. Si esprime in watt. Più alto è il suo valore più la cuffia è tarata per ricevere segnali da parte di amplificatori molto potenti.
Anche nel caso delle cuffie, la scelta corretta dovrebbe basarsi sull’ascolto, specialmente nel caso in cui si desidera acquistare un modello a costo sostenuto. Nessun dato tecnico può in realtà sostituirsi al gusto personale e alla resa acustica reale di un dispositivo elettroacustico.
Discorso analogo può valere anche per gli auricolari, che solitamente sono più adatti a un utilizzo “on the road”, in associazione a walkman o a iPod. Si possono comunque utilizzare anche in connessione a un impianto stereo, benché, naturalmente, la bellezza del suono prodotto sarà sempre di minor valore rispetto a quello prodotto da una cuffia di buona qualità.
Microfoni hi-fi
Anche se non è strettamente indispensabile, chiunque possiede uno stereo hi-fi prima o poi desidererà registrare qualcosa, magari una canzone ascoltata alla radio o fare una copia di un CD prestato da un amico (anche se non sempre questa pratica è del tutto legale…). Un dispositivo di registrazione è allora sempre presente in un buon impianto.
Un microfono specifico per la ripresa del suono della voce umana
La maggior parte di voi probabilmente non si occuperà mai di registrare suoni se non occasionalmente e in forma del tutto amatoriale, per cui non sarà particolarmente interessata a quest’aspetto. Se lo farà, al massimo duplicherà un CD o utilizzerà una fonte come la televisione o la radio. Chi invece ama cantare, o suona in un gruppo musicale e vuole fissare in modo indelebile le proprie performance, avrà bisogno di un microfono di qualità, per assicurarsi che la propria voce o il suono di tutti gli strumenti acustici (quelli elettrici producono già suoni in forma di onde elettromagnetiche) sia acquisito in modo fedele.
La scelta di un accessorio come il microfono si basa su alcune caratteristiche fondamentali.
- La risposta in frequenza, ossia lo spettro di frequenze che è in grado di percepire. Certi microfoni sono tarati per ogni altezza di suono, mentre altri sono in grado di percepire solo suoni a una determinata frequenza, per esempio le note molto basse di una cassa della batteria, o le frequenze medio-alte di una tromba. Si misura in Hz.
- La sensibilità, ossia la capacità di recepire senza distorcere la più grande gamma di ampiezze sonore. In altri termini, la capacità di percepire suoni a volume minimo così come suoni molto forti senza alterare la trasduzione elettromagnetica. Certi microfoni sono in grado di riprendere correttamente i pianissimi di un’orchestra come i fortissimi assordanti senza perdere in qualità. Altri sono capaci di riprodurre solo dei suoni a un certo volume mentre non colgono affatto quelli a volume inferiore a una certa soglia o distorcono quelli con un’ampiezza eccessivamente alta. Si misura in mV/Pa.
- L’impedenza, ossia la resistenza opposta da un mezzo nell’essere attraversato da un campo elettromagnetico. Un microfono ad alta impedenza è più permeabile alle onde elettromagnetiche, ossia è in grado di produrre un campo elettrico di intensità maggiore a una sollecitazione minore, ma è tendenzialmente più rumoroso e la traduzione del suono in segnali elettromagnetici è solitamente meno pulita. Microfoni a bassa impedenza sono meno reattivi e quindi per produrre un apprezzabile campo elettrico necessitano di un’alimentazione separata, ma solitamente sono meno rumorosi e la risposta del microfono nella trasformazione in segnali elettromagnetici è più lineare e precisa. Si misura in Ohm.
- La direzionalità, ossia il fronte di percezione sonora del microfono. Alcuni microfoni sono omnidirezionali, ossia percepiscono suoni provenienti da qualsiasi direzione, altri bidirezionali, ossia sono sensibili solo davanti e dietro o su due lati, altri infine direzionali, cioè percepiscono suoni provenienti da un’unica direzione. Questi ultimi possono essere di vario tipo, a seconda del tipo di posizionamento che richiedono; i più comuni sono i cardioidi, che esplicano il massimo della sensibilità nella direzione frontale, molto minore in quella laterale e nulla nella direzione posteriore.
La scelta di un buon microfono dipende in modo strettissimo dall’uso che si intende farne. Esistono microfoni perfetti per la voce, altri adatti a riprendere gli strumenti a fiato, altri ottimali per le riprese in grandi ambienti come i teatri, altri ancora capaci di puntare a grandi distanze e percepire solo i suoni provenienti da una certa direzione. Anche la qualità del suono richiesta dipende dal tipo di utilizzo che se ne deve fare. Se volete registrare la voce di vostro figlio piccolo che intona il canto di natale potete ottenere dei risultati eccellenti con dei microfoni amatoriali, ma se invece suonate a un ottimo livello la chitarra e volete avere traccia indelebile di una vostra esecuzione vi servirà un microfono capace di adattarsi bene alle dinamiche e alle complesse sonorità di uno strumento a corde pizzicate. Bisognerà scegliere con attenzione, guardando bene i requisiti dichiarati e le descrizioni funzionali di ciascun microfono scegliendo tra quelli più adeguati a riprendere determinati suoni nei contesti più simili a quelli in cui avete intenzione di utilizzarlo.
Mini hi-fi compatti
Per completare il quadro sugli impianti stereo hi-fi occorre dire che ultimamente hanno preso sempre più campo i mini hi-fi compatti che in pochi decimetri cubi di spazio incorporano una mezza dozzina di dispositivi e due casse acustiche. Rappresentano una scelta convincente per chi non ha grandi esigenze di perfezione sonora: sono spesso capaci di sonorizzare una stanza in modo più che dignitoso con un rapporto qualità prezzo spesso imbattibile.
Un mini stereo hi-fi estremamente compatto e ridotto nelle dimensioni
Nella scelta si devono guardare separatamente le informazioni tecniche relative a ogni parte funzionale – l’amplificatore, il sintonizzatore, il lettore CD, ecc. – scegliendo l’hi-fi compatto che offre i migliori requisiti complessivi. Anche il design è un aspetto da tenere in buona considerazione, perché permette a questi apparecchi di fare una bella mostra di sé come complemento di arredamento che spesso può dare lustro a una libreria o a un bel mobile di foggia moderna.
Acquistare hi-fi e accessori – Consigli
Acquistare un hi-fi o un accessorio hi fi significa tenere conto di numerosi fattori, che variano da componente a componente.
Uno degli aspetti tecnici che accompagna ciascun apparecchio è la risposta in frequenza, che deve essere la più ampia possibile, poi la potenza, che si riferisce agli amplificatori e ai diffusori, che va intesa come potenza in watt RMS. Altri aspetti delle casse e degli amplificatori sono l’impedenza, la sensibilità, la distorsione armonica.
Ad ogni modo nessun dato tecnico può sostituirsi all’ascolto personale e acquistare un apparecchio solo sulla base delle indicazioni fornite dalla casa produttrice è il modo più sicuro per effettuare un acquisto insoddisfacente o comunque non ottimale.