Alimenti per neonati

Alimenti per neonati – Guida alla scelta

Come scegliere gli alimenti per neonati più adatti alle esigenze nutrizionali del bambino tra tutti gli alimenti per neonati in vendita?

Acquistare un alimento per neonato significa somministrare il giusto alimento al bimbo ponendo attenzione alla qualità dei cibi e al loro valore nutritivo.

Il rapporto con il cibo è fondamentale sin dai primissimi momenti di vita.

La nutrizione, oltre a soddisfare le necessità biologiche per provvedere alla crescita fisiologica, si estende ad aspetti quali psiche, relazionalità e affettività.

Il rito dell’allattamento, per esempio, costruisce un rapporto relazionale molto stretto tra mamma e figlio poiché si trasmette attraverso il contatto fisico diretto, fondamentale per trasferire la valenza dei sentimenti e infondere amore e protezione.

Com’è noto, le varie fasi di vita del bambino determinano la selezione di determinati alimenti e regole di alimentazione che si adeguano e assecondano le esigenze evolutive del bebè.

In seguito ai primi mesi, in cui l’unica fonte di sostentamento nutrizionale è rappresentata dal latte materno o artificiale, il bambino sviluppa competenze sensoriali e capacità tali da permettere la scelta (rifiuto compreso) di alimenti di consistenza e gusto eterogenei, la loro masticazione e digestione. È importante seguire con diligenza le principali norme alimentari e una dieta fatta di cibi appartenenti a tutti i gruppi alimentari per offrire al bambino il piacere di alimentarsi e i ritmi giusti per mangiare, che derivano anche dal comportamento dei genitori a tavola, finché il piccolo acquisisce la capacità di autoregolazione per gestire il grado di fame e sazietà.

Da ciò è evidente che è proprio nella prima infanzia che si struttura lo stile alimentare, che include gusti e abitudini. Da numerose ricerche emerge che lo sviluppo delle abitudini alimentari è dominato da struttura familiare, livello culturale e interazioni familiari: una famiglia con abitudini alimentari regolari e salutari e relazioni interpersonali positive un’influenza efficace sull’alimentazione del bambino, il quale non è sottoposto a carenze nutrizionali, eccessi alimentari e senso di ribellione nei confronti del cibo. Il bimbo è anche più predisposto a un buon adattamento alla mensa dell’asilo nido o della scuola materna e mostra l’attitudine a compiere nuove esperienze gustative. Naturalmente non mancano momenti di preoccupazione come il rifiuto di un alimento in particolare, cosa che inevitabilmente allarma mamme e nonne (l’opposizione è generalmente temporanea), eppure anche gli stadi di ripudio di un cibo rientrano nella normalità, tenendo conto che altri alimenti diventano i preferiti dal pargolo.

Con la costante supervisione, la mamma affina la facoltà di interpretare in modo corretto le manifestazioni che indicano fame e sazietà, assecondando parzialmente il senso di autoregolazione del figlio. Nutrire è anche educare.

Scegliere il latte artificiale per neonati e l’alimentazione da 0 a 3 mesi

Da sempre è risaputo che il latte materno è la migliore fonte nutrizionale per il bambino perché comprende tutte le sostanze nutrienti e anti infettive di cui il bebè necessita.

Oltre a questioni pratiche (il latte naturale è sempre disponibile e non ha costi che gravano sul bilancio familiare), l’allattamento al seno è il gesto più istintivo che lega fisicamente e psichicamente mamma e figlio (l’impulso della suzione si palesa all’atto della nascita).

Esistono tuttavia casi in cui la mamma non può allattare al seno. Tra le ragioni più comuni spiccano immaturità grave del bambino (la suzione non è ancora un’abilità sviluppata se la nascita avviene prematuramente; se però il latte materno è disponibile, questo è somministrato mediante un sondino), agalattia (assenza totale di latte), malattie croniche o infettive della mamma (es. patologie cardiache, renali, epatiche, diabete, malattie che colpiscono la retina associate a forte miopia, epatite B, tubercolosi, tifo, AIDS, ecc. che mettono a repentaglio la salute del bimbo), assunzione di determinati farmaci da parte della mamma che causano effetti collaterali al bimbo (es. farmaci tumorali o immunosoppressori e farmaci antitiroidei), gravi malformazioni del capezzolo materno, del labbro o del palato del bambino (in queste circostanze la suzione è assai difficoltosa).

In tutti i casi è il pediatra o lo specialista che vietano l’allattamento al seno, suggerendo quale tipologia di latte artificiale adottare. Posto che anche le poppate con il biberon richiedono massima serenità e un ambiente intimo e tranquillo, il passaggio dall’allattamento naturale a quello artificiale dopo poche settimane dalla nascita è di solito meno problematico poiché il bimbo si abitua con facilità alla nuova pratica. Con il passare dei mesi invece si tende a incontrare qualche difficoltà in più; se possibile, è bene cominciare sostituendo la poppata più scarsa (comunemente la poppata serale) con biberon e latte artificiale e sostituire così tutte le poppate naturali.

Il pediatra specifica la formula di latte artificiale e la quantità più adeguate all’età del bambino. Eventuali problemi di sottoalimentazione o sovralimentazione vengono alla luce per mezzo del controllo del peso settimanale, che da 0 a 3 mesi si aggira intorno ai 150-250 grammi a settimana.

I latti artificiali per l’infanzia devono avere prerogative compositive precise per imitare il più possibile il latte materno.

Per incontrare le esigenze nutrizionali dei piccoli, i latti per neonati si differenziano in:

  • lattiper lattanti (0 – 4/6 mesi);
  • latti di proseguimento (4/6 – 12 mesi);
  • latti di crescita (1 – 3 anni);
  • latti speciali (adatti a bambini nati prematuri, per prevenire piccoli disturbi digestivi e per curare l’intolleranza al latte vaccino, troppo abbondante per grassi saturi e proteine e povero di vitamine, minerali e zuccheri).

Qualsiasi sia il metodo di allattamento, il bambino è in grado di fare capire quando ha fame attraverso il pianto e quando è sazio rifiutando di poppare. Non è quindi corretto insistere perché il bebè si nutra.

Il fabbisogno calorico ideale da 0 a 4 mesi equivale indicativamente a 110-120 calorie per chilo di peso al giorno. Poiché 100 cc di latte forniscono circa 70 calorie, al bimbo si somministrano 165 cc di latte per ogni chilo di peso corporeo del bambino.

Dopo i primi mesi di vita i tempi delle poppate si riducono e si regolarizzano. La frequenza dei pasti nell’arco di una giornata, che dipende dal tempo di digestione, varia in base all’età. In linea di massima:

  • fino al 1° mese si effettuano 6 pasti, uno ogni 3 ore circa (6, 9.30, 13, 16.30, 20 e 23,30 oppure 7, 10.30, 14, 17.30, 21 e 0.30);
  • dal 2° al 4° si effettuano 5 pasti, uno ogni 4 ore circa (6, 10, 14, 18 e 22 oppure 7, 11, 15, 19 e 23);
  • dal 4° si effettuano 4 pasti, uno ogni 4 ore circa (8, 12, 16 e 20 oppure 7, 11, 15 e 19).

Acquistare alimenti per bambini dai 4 ai 6 mesi

Dopo il terzo mese il bambino reagisce in maniera più attiva a tutti gli stimoli che lo circondano. Osserva con maggiore attenzione e curiosità, ha più consapevolezza dello spazio circostante che misura con i movimenti di braccia e gambe, esprime i sentimenti in modo più chiaro attraverso le espressioni facciali che sono più variegate, vuole afferrare tutti gli oggetti che vede per portarli alla bocca e sentire se hanno un sapore particolare.

Contestualmente ha inizio il periodo dello svezzamento, cioè il passaggio dall’alimentazione esclusivamente lattea a una più varia e ricca in cui fanno la comparsa i primi alimenti solidi, che il bambino è in grado di assaporare, deglutire e assimilare. Sul versante psicologico, il bimbo inizia a distaccarsi dalla mamma perché impara a considerarsi un organismo autonomo.

Tenere un diario alimentare del bebè è un ottimo metodo per verificare l’eventuale comparsa di allergie alimentari via via che si introducono nuovi cibi, che per sicurezza si introducono ogni 3 o 4 giorni per appurare che non creino allergie o reazioni anomale.

I primi alimenti che si propongono durante lo svezzamento sono i frutti (ricchi di vitamine, sali minerali, fibre e zuccheri) come mele e pere grattugiate: la consistenza morbida e il sapore dolce sono molto graditi, inoltre sono facilmente digeribili e di regolarizzano l’attività intestinale.

Seguono le verdure omogeneizzate o fresche, ricche di vitamine e sali minerali, che si danno sotto forma di omogeneizzati oppure in formato fresco. Dopo patate e carote si passa a zucchine, fagiolini e lattuga. Pomodori (potenzialmente allergizzanti), legumi (abbondanti di fibre), spinaci e bietole (ricchissimi di nitrati) sono consigliati verso il 7°/8° mese.

I cereali (ricchi di amido, cioè di zuccheri complessi), oltre a nutrire, prolungano l’intervallo tra i pasti del bambino. È abitudine consolidata iniziare dalla crema di riso, digeribile e poco allergizzante.

I formaggi, che forniscono molto calcio, sono da selezione dapprima tra quelli per l’infanzia perché hanno basso contenuto lipidico e sono sterilizzati.

Sono consigliati anche carne (ricca di proteine nobili e ferro) omogeneizzata o liofilizzata (prima tacchino, agnello e coniglio, poi pollo, vitello e manzo) e pesce, ricchissimo di sali minerali (ferro, fosforo e calcio), vitamine (A, D, PP, B1 e B2) e acidi grassi polinsaturi (Omega 3), più digeribile della carne grazie alla minore presenza di tessuto connettivo.

Se preferite gli omogeneizzati casalinghi a quelli industriali, frutta e verdura devono essere acquistate controllandone l’origine e l’assenza di pesticidi, mentre della carne deve essere garantita la provenienza e l’assoluta qualità della materia prima.

Per condire le pietanze, l’olio di oliva extravergine è il condimento più adeguato.

Se il bimbo assaggia contro voglia i cibi più solidi, questi si possono allungare con brodo vegetale.

L’unica bevanda da affiancare alla pappa è l’acqua oligominerale naturale.

Nel corso della giornata si iniziano a integrare succhi di frutta studiati per la prima infanzia con pochi zuccheri e vitamine aggiunte oltre a tisane granulari dissetanti e tranquillizzanti.

Se il bebè prende latte artificiale, occorre usare il cosiddetto latte di proseguimento liquido o in polvere, detto anche latte di tipo 2 (50 cc circa al giorno distribuiti tra colazione e merenda insieme a biscotti per la prima infanzia).

Comprare alimenti per bambini dai 7 ai 9 mesi  

Solo quando il bimbo si è abituato a fare la prima pappa si può introdurre la seconda pappa, naturalmente dietro consiglio del pediatra che segue la crescita del bambino.

L’utilizzo del cucchiaino diventa costante e imprescindibile. Data l’innata curiosità del bimbo, toccherà tutto ciò che vedrà sul vassoio del seggiolone, cioè cucchiaio, piatto e bicchiere, inoltre impasterà le manine nel cibo. Mai arrabbiarsi o alterare l’umore, ma fare comprendere dolcemente che durante la pappa ci si concentra sulla bontà di ciò che si mangia per educarlo all’assunzione del cibo.

I pasti diventano quattro: colazione, pranzo, merenda e cena. È quindi fondamentale che l’alimentazione sia varia senza tuttavia eliminare il latte e i derivati.

L’uso dei formaggi infatti può essere ampliato con una varietà più ampia per favorire l’apporto di calcio e proteine di alto valore biologico che concorrono alla crescita delle ossa.

Dai formaggi magri con una minore quantità di grassi saturi (es. formaggini per bambini senza polifosfati e ricotta) si passa a prodotti caseari con sapore più deciso (es. grana padano e parmigiano reggiano).

Oltre alla crema di riso, aggiungere farine di mais, semolino di grano, tapioca e con gradualità tutti gli altri cereali, con o senza pastina.

Anche le verdure possono essere proposte senza più filtrarne il solo brodo vegetale. Via libera quindi a passati di verdura più densi, a puree vegetali con aggiunta di pezzetti di carne, pesce o formaggio per rendere il sapore più appetibile e a piattini con verdure cotte finemente tagliuzzate.

Il bimbo gradisce anche alimenti come uova, prosciutto cotto, legumi, ragù di verdure e di carne per condire la pasta in formato ridotto.

In particolare, le uova contengono proteine di alto valore biologico. Il tuorlo, con proteine, minerali, vitamine e grassi, si può aggiungere alla coque nella pappa a base di verdure. L’albume invece si introduce dopo il primo anno di età poiché ha un notevole potenziale allergizzante.

L’alimentazione del bambino dai 10 ai 12 mesi   

Dai 10 ai 12 mesi le abilità psicomotorie del bambino si accrescono: egli compie i primissimi passi e dice le prime parole, sofisticando il processo della lallazione che lo accompagna già da mesi.

La dentizione, ormai sviluppata, permette di masticare quasi tutto, sempre che sia sminuzzato in piccoli pezzi. Se il bimbo rifiuta una pietanza, è bene non insistere ma riproporla dopo qualche giorno per capire se era il capriccio di un momento o se proprio non gli piace.

Si comincia a frazionare il pasto con diverse portate, come quello di mamma e papà.

I formati di pasta per la prima infanzia, arricchita di calcio, ferro, vitamine e facilmente digeribile, si estendono a quelli più lunghi (es. maccheroncini). Si prosegue somministrando riso, carne, pesce, uova, formaggi e latticini, yogurt per bambini, legumi, verdura e frutta, quest’ultima anche a merenda.

E si continua a dare latte materno o, se non è possibile, latte artificiale. Il latte vaccino si introduce soltanto dopo il primo anno di vita perché può causare intolleranze (carico elevato di proteine), affaticamento ai reni (eccesso di proteine e sali minerali) o anemia (è inadeguato a fornire il carico di ferro).

Una regola basilare è la tranquillità a tavola: il bambino non deve essere sottoposto a stimoli che tolgono l’attenzione dal cibo, non bisogna imporre tempi troppo stretti e quindi bandire la fretta, essere flessibili se desidera essere imboccato o se è inquieto seduto sul seggiolone, non arrabbiarsi se a volte cerca di mangiare con le mani anziché con il cucchiaino, coccolarlo prima, durante e dopo il pasto. E non dimenticare che il migliore esempio arriva da mamma e papà!

L’alimentazione del bambino dopo il primo anno di età    

È il momento di imitare i grandi e di costruire i modelli di riferimento che accompagneranno il bambino durante tutto l’arco della sua vita.

La crescita del bimbo dopo il primo anno avanza con ritmi più lenti rispetto ai mesi precedenti e l’aumento di peso medio si aggira intorno ai 30-60 g alla settimana.

Alcune mamme si dicono preoccupate perché sembra che il piccolo mangi meno. Del resto le esigenze nutritive mutano, a tavola il bebè attua molti sforzi per badare alla sua autonomia, il che lo distoglie dal consumare tutto il cibo e l’attività di masticazione porta via parecchie energie.

Alcuni bimbi iniziano a frequentare l’asilo nido, dove condividono il momento del pasto e della merenda con altri bambini. Va tutto bene se non c’è alcuna difficoltà di adattamento; addirittura ci sono bambini che mangiano tutto mentre a casa fanno i capricci e rifiutano determinate pietanze. Oltre agli orari regolari, a cibi semplici e gustosi sebbene poco saporiti, a porzioni ridotte a misura di bambino e al senso di libertà che non deve andare incontro alle aspettative dei genitori (“Mangia tutto, finisci quello che c’è nel piatto, stai seduto composto, usa bene il cucchiaio”), i bambini non sono mai forzati a nutrirsi e il senso di autonomia da mostrare ai piccoli compagni è tanto. Senza contare che le attività ludiche svolte richiedono energie per continuare a giocare!

Con il trascorrere del tempo si può coinvolgere il bimbo nella preparazione delle pietanze e della tavola come se fosse un bel gioco per farlo sentire investito da un ruolo attivo nell’organizzazione dei pasti.

Mai cedere al compromesso di offrire del cibo come ricompensa o gratificazione perché si rischia di distorcere e snaturare il rapporto con il cibo (si mangia perché si ha fame, non perché si è bravi). Pessima abitudine è dare merendine e dolciumi dopo i due pasti principali e a merenda, il momento ideale per i dolci è la prima colazione. Un paio di biscottini possono rappresentare l’eccezione per uno snack veloce se il bimbo mostra di avere fame.

Ricordate che le calorie totali devono essere ripartite come segue:

  • prima colazione > 20%;
  • spuntino di metà mattina > 5%;
  • pranzo > 40%;
  • merenda > 10%;
  • cena > 25%.

Inoltre proporre così gli alimenti:

  • cereali (pasta, riso, pane, biscotti, ecc.) a ogni pasto;
  • verdura e frutta almeno 2 volte al giorno;
  • prosciutto senza polifosfati o bresaola 1/2 volte a settimana;
  • uova 1/2 volte a settimana;
  • formaggi 1/2 volte a settimana;
  • pesce 2/3 volte a settimana;
  • carne magra 3/4 volte a settimana;
  • legumi abbinati a cereali (piatti unici) 3/4 volte a settimana.

I bambini che praticano attività sportiva non hanno bisogno di un numero tanto maggiore di calorie, mentre tante mamma li rimpinzano a pranzo o a cena.

Colazione e pranzo devono essere ricchi di carboidrati per avere energie spendibili durante lo sport; la merenda deve includere zuccheri semplici per la veloce assimilazione pronta all’uso e amidi per regolare l’assunzione degli zuccheri (es. pane e marmellata o pane e miele con spremuta d’arancia) o merendine con farina come ingrediente principale e zuccheri e grassi in quantità minore. Durante e dopo l’attività sportiva occorre somministrare molti sali minerali sotto forma di acqua, succhi di frutta e spremute. In attesa della cena è bene dare un frutto per non rovinare l’appetito.

Tema di discussioni sono i fast food. Vietarli è persino controproducente; è ovvio che abusare anche! Il fast food attira per l’atmosfera allegra, la presenza di altri coetanei, panini e patatine da assaporare con le mani senza le posate, cannucce per bere le bibite.

È bene fare capire al bimbo che il fast food è una sorta di appuntamento speciale. Apprezzerà di più anche lui andare al fast food con mamma e papà.